Paolo Croci
Gli Amici del Teatro - Settanta anni di tradizione a Mozzate
Il carro di Tespi
Faticosamente il cammino per il riconsolidamento della Compagnia era incominciato. L'esperienza precedente aveva riacceso la voglia di fare.
Vennero fatte delle proposte e fra tutte si scelse quella di Franco Belli: tre atti unici, su un unico tema, tratti da Molière e diretti ognuno da un regista diverso. Costoro avrebbero rappresentato un po' la storia della nuova Compagnia: Carlo Talamone la grande esperienza, Luigi Farioli (coadiuvato da Adelio Pagani) e Rino Simonetto le giovani leve. Ma la grande novità fu che uno degli atti doveva essere interpretato esclusivamente da bambini. Belli avrebbe coordinato le prove per legare insieme gli atti e costruito l'idea che avrebbe dato il titolo al lavoro Il Carro di Tespi. Una compagnia di "scavalcamontagna", composta da diverse famiglie (come accadeva ai tempi di Molière), sarebbe dovuta arrivare in teatro con il suo carro, scaricare figli, scene e masserizie e dare inizio allo spettacolo.
Purtroppo per mancanza di tempo non si riuscì a fare questo e si supplì con un rimando simbolico (un carro posto all'ingresso del Teatro) e con un testo esplicativo dello spettacolo consegnato con il programma di sala. E' interessante riportarlo proprio per capire fino in fondo l'idea di base.
«Che cos'è il carro di Tespi? E' prima di tutto una definizione. Con questo termine si usa indicare il teatro ambulante. Nell'antica Grecia un trageda di nome Tespi appunto, era solito rappresentare le sue tragedie su di un carro con ruote, che fungeva da palcoscenico. Non si sa esattamente se la figura di Tespi fosse realmente esistita o se è solamente una leggenda, fatto sta che questo termine trae origini da quel periodo. La Compagnia "Amici del Teatro" si è ispirata al teatro ambulante per rappresentare il lavoro di questa sera. Ha voluto farlo prendendo spunto da tre atti unici di Molière: "La gelosia del Barbouille", "Il matrimonio per forza" e "Il cornuto immaginario". Il tema conduttore delle tre commedie è l'amore, con quella vena satirica e grottesca tipica di quell'epoca e ancor più di Molière. Rappresentare l'amore significava rappresentare la mentalità borghese in cui la figura maschile predominava su tutto. All'uomo era permesso tutto, anche il poter fare liberamente le "corna" alla propria moglie, ma impensabile invece era considerata l'ipotesi opposta. Alla figura maschile era associata la scienza e la sapienza, mentre a quella femminile la stupidaggine. Molière si diverte a mettere in ridicolo questa mentalità, addirittura ne cambia i ruoli e fa muovere i personaggi in situazioni paradossali, grottesche. Il risultato di questa operazione porta inevitabilmente all'equivoco, all'inganno, alla retorica. Ecco allora finti signori che si credono galanti, dottori che amano lodarsi del proprio "parolare" e filosofare, avari che temono di essere derubati, mariti e mogli che sospettano di essere traditi... Una novità per la Compagnia è la presenza di attori giovanissimi alla loro prima esperienza teatrale. Abbiamo voluto presentarli come i figli dei commedianti che si spostavano per le loro rappresentazioni con quel carro di Tespi che era per loro, oltre che strumento di lavoro, anche un carro a cui era legata la propria vita di ambulanti, immaginando che essendo costretti a seguirli nel loro girovagare, fosse inevitabile per loro "imitare" i grandi, trasformando il lavoro in divertimento. Un divertimento che, con gli anni, si sarebbe trasformato nel loro lavoro. Era certamente una vita piena di restrizioni e problemi, la loro (lo stesso Molière finì in prigione per debiti): il vero spettacolo consisteva nell'arte di arrangiarsi. Si scrivevano i testi, ne realizzavano le scene e li rappresentavano. Sempre Molière ne è un esempio; oltre a scrittore era anche interprete delle sue commedie; morì infatti di tisi il 17 febbraio 1673 dopo la quarta replica del suo ultimo lavoro: "il malato immaginario"».
I testi scelti furono estremamente divertenti (ricordo ancora con piacere le risate fatte alla prima lettura a tavolino sotto il pergolato della casa del regista) e i tre registi riuscirono a metterne in risalto la vena comica. Durante le prove ci furono alcune difficoltà di coordinamento dei lavori ma anche di memoria da parte degli attori. Per risolvere il secondo problema non ci fu bisogno di cura al fosforo: poiché i bambini avevano imparato tutto alla perfezione ed erano scrupolosi nel seguire i consigli del regista, bastò seguire una loro prova, per rendersi conto di quanto fossero più bravi dei "grandi". Fu una lezione per tutti: nel giro di qualche giorno anche gli adulti sapevano la loro parte!
La prima del 24 settembre 1988 e la sua replica del giorno seguente furono all'insegna delle risate e dei fragorosi applausi: il pubblico sempre caloroso, seppe infondere negli attori la carica giusta per permettere di dare a loro volta il meglio di sé. Tuttavia si sentì la mancanza di quell'idea generale proposta dal Belli: anche se la pasta era buona, non sempre tutte le ciambelle vengono con il buco!