Paolo Croci
Gli Amici del Teatro - Settanta anni di tradizione a Mozzate
Fabula
Nel dicembre dello stesso anno fu allestito uno spettacolo che, purtroppo, non rispettò le attese con cui nacque. Facendo le ore piccole in casa di Carlo Talamone, discutendo di teatro e di Compagnia, si pensò di regalare al pubblico di Mozzate, per il periodo di Natale, una favola, o meglio una Fabula.
Si voleva studiare un nuovo modo di rapporto con gli spettatori, coinvolgendoli nella stessa scena, rendendoli protagonisti del racconto, in modo tale che pubblico e attori fossero sullo stesso piano, in uno stesso ambiente. Si pensò allora di costruire un bosco che avvolgesse l'intera platea dove si sarebbe svolta la vicenda. L'idea entusiasmò tutti, ma mancavano sia un buon testo che i mezzi per realizzarla. A malincuore si dovette perciò ridimensionare il tutto, compresa l'intuizione originaria.
Non più una favola, ma una rappresentazione che avesse reso l'idea di cosa significa allestire uno spettacolo da filodrammatici. Tuttavia anche per essa mancò il tempo necessario per meditarla e scriverla. Il risultato finale furono così tre spezzoni di opere tratte da Hugo, Pirandello e Goldoni.
Fabula andò in scena al Teatro dell'Oratorio di Mozzate il 26 dicembre 1983 con due spettacoli, uno pomeridiano e uno serale, e fu replicato il 30 dicembre. L'accoglienza non fu delle più calorose, perché il lavoro fu realizzato in fretta ma anche perché cominciava a farsi sentire la stanchezza fisica di due anni di intensa attività. Infatti la Compagnia, oltre agli spettacoli sopra ricordati, aveva anche collaborato con altre associazioni, caricandosi di ulteriore lavoro.
Già sopra abbiamo accennato alla collaborazione con il Palio dei Rioni. Per le quattro edizioni del Palio si occupò di allestire lo spettacolo di apertura. I testi furono scritti interamente da Carlo Talamone e rappresentati, nelle parti principali, dagli attori della Compagnia, nelle comparse, dai componenti dei rioni. Svolgendosi all'aperto e in vasti spazi era impensabile una recitazione dal vivo, per problemi di acustica, così si dovette procedere alla registrazione di tutto lo spettacolo, basato essenzialmente sugli effetti visivi.
Gli spettacoli per il Palio furono: Notturno suoni e luci (5 settembre 1981), Collage per un gabbiano (5 settembre 1982) e Anca a Mozà i moron fan l'uga (3 settembre 1983). Un ulteriore collaborazione fu con il corpo di danza della scuola diretta da Maria Cristina Bernardi; per due anni consecutivi (20 febbraio 1982 e 29 maggio 1983) la Compagnia si occupò di stendere e recitare il testo che faceva da filo conduttore al saggio di danza.
Si decise perciò di rallentare il ritmo degli spettacoli in modo tale da poter far riposare gli attori che vivevano il loro hobby alla sera, dopo una giornata di lavoro o di studio.
Negli anni seguenti (1984 e 1985) furono proposti solo due spettacoli, in dialetto, che ottennero un discreto successo. Paradiso ore 13 tratto liberamente da una commedia di Edo Morlin Visconti, o meglio riscritto interamente da Carlo Talamone per festeggiare il trentesimo anniversario di ordinazione sacerdotale del parroco, don Giovanni Luoni e Un marì per la mía tosa. Il primo proponeva in forma ironica il gran lavoro che tiene occupati i santi in Paradiso, mentre il secondo racconta le vicissitudini di un industriale milanese alle prese con il matrimonio della figlia.
Ma il 1985 fu ricordato anche come l'anno della legge sulla sicurezza nei luoghi pubblici: i nostri due teatri vennero dichiarati inagibili per la mancanza delle norme di sicurezza richieste.