Paolo Croci

Gli Amici del Teatro - Settanta anni di tradizione a Mozzate

Il teatro in chiesa 

Per molti mesi del 1987 l'attività degli "Amici del Teatro" fu bloccata. Gli incidenti occorsi, l'inagibilità delle due sale a disposizione, avevano messo a dura prova gli animi di tutti. Ma, per fortuna, Luigi Farioli e Adelio Pagani decisero di allestire uno spettacolo, cimentandosi anche nella regia. Orami la Compagnia aveva già creato la nuova generazione di registi, la tradizione continua... 

Vista l'inagibilità dei teatri si pensò di mettere in scena uno spettacolo in chiesa, poiché essa era "agibile". Certo il testo avrebbe dovuto adattarsi al luogo e all'ambiente, ma non importava, perché più pressante fu l'esigenza di scuotere le persone, riprendere l'attività teatrale. 

Farioli scelse per questa sua prima prova L'interrogatorio a Maria, profondo e suggestivo testo di Giovanni Testori, un sogno che il regista cullava da dieci anni e di cui aveva già tentato un abbozzo di realizzazione. Il testo era profondo, ma affascinante, lo scavo psicologico dei personaggi lo rendeva un'opera da meditare e da pregare, mentre lo si recitava. Le parti erano massacranti dal punto di vista recitativo, soprattutto quella di Maria. La scelta del regista dapprima aveva dato un taglio di recitazione caratterizzato dal distaccamento dell'attore sul personaggio e sul testo. L'attore era solo un mezzo, uno strumento per dare voce alla Parola del testo, null'altro. 

Adelio Pagani, che collaborava alla regia, cercò di far capire quanto fosse utopistico questa idea e che mai avrebbe dato i frutti che si speravano. A due settimane dalla prima lo stesso regista si accorse dell'irrealizzabilità dell'idea: rivide le parti e assegnò agli attori un minimo di movimenti e di emozione. Roberta Trotti, che impersonava Maria, a questi cambiamenti non si turbò, anzi, dopo che il regista le rilesse la parte come desiderava, già alla sera dimostrò, durante le prove, di averla assimilata e interpretata. 

Rappresentare uno spettacolo in chiesa non è facile, soprattutto se in essa si svolgono ancora le funzioni religiose. Non si possono montare scene fisse, né creare un palcoscenico. Bisogna giocare sull'essenzialità del materiale e lasciare che la chiesa stessa faccia da cornice e scenografia allo spettacolo. Nel nostro caso il presbiterio era quanto mai indicato come luogo concreto dell'incarnarsi di Dio in Maria e nella storia di ogni giorno, con i suoi rimandi teologici al grembo di Maria e al grembo della Chiesa che ha nell'altare la sua sede privilegiata. Per questo si costruì solo un palcoscenico in legno che poteva essere sistemato nel presbiterio poco prima della recita, subito dopo la celebrazione della Messa prefestiva delle ore 18,30, il giorno della prima. Infatti la sera di sabato 16 gennaio 1988, al termine della liturgia eucaristica, nel giro di un'ora fu quasi smontata la chiesa e sistemato il palcoscenico. Pochi minuti prima di andare in scena due riflettori, che erano fondamentali per la rappresentazione bruciarono, creando il panico tra gli addetti ai lavori. Anche in questi casi la necessità aguzza l'ingegno, cosicché, nel giro di qualche minuto, essi furono sostituiti con lampade da proiettore per diapositive e lo spettacolo iniziò, con pochissimo ritardo. Il pubblico accolse lo spettacolo con un silenzio religioso e consapevole e apprezzò molto l'idea che lo sosteneva: nonostante la difficoltà del testo gioì con Maria e con lei soffrì, facendo sue le domande del coro sui problemi più profondi della vita di ciascuno. Visto il buon successo del lavoro si decise di replicarlo il 23 gennaio. 

Ormai il pubblico di Mozzate sapeva apprezzare ogni testo valido che gli era proposto. Aveva imparato a ridere con testi comici o dialettali, impostati su un umorismo raffinato e non grossolano, aveva gustato la bellezza letteraria di testi classici o poetici, sapeva che la bellezza di uno spettacolo non è data solo dagli effetti scenici mirabolanti o stravaganti, ma dalle emozioni che si percepiscono, dalle proposte di riflessione che offrono, dallo spaccato di vita che rappresentano. Anche il pubblico sapeva riconoscere, nei volti familiari degli amici o dei compaesani che recitano, un po' del loro volto, del volto di ogni uomo, con le sue gioie e i suoi drammi. 

Quanto si era lontani da quegli spettacoli agiografici dei primi anni del Novecento, dai drammoni degli anni Trenta, o dalla rivista del dopoguerra! Il teatro a Mozzate sempre ha risposto ai gusti e alle esigenze del pubblico, ma soprattutto in questo periodo ha imparato a venirgli incontro, chiedendogli di fare un salto di qualità, di uscire dalla banalità dell'effimero quotidiano, per riaffondare le sue radici nei valori più universali di ogni uomo. 

Il successo attribuito a La vita è sogno e a L'interrogatorio a Maria ne sono un lampante esempio.

Indice    capitolo successivo